dedicato a Mario Rigoni Stern, scomparso lunedì 16 giugno
"Il luogo dove eravamo era fuori dal mondo e dal tempo. Immaginavo l'urogallo che pasturava tra i mirtilli o che al sole, in una piccola buca sotto un larice, razzolava o si lisciava le penne. Ci mettemmo stesi supini a guardare il cielo dove nessuna nuvola vagava. Passavano contro l'azzurro gli uccelli migratori: fringuelli montani, lucherini, frosoni, tordi."
(Mario Rigoni Stern - Il bosco degli urogalli)
Gallo forcello (Tetrao terix) un ringraziamento a Luciano Casagranda, accompagnatore entusiasta e gran fotografo
foto scattate il 25/05
esattamente una settimana dopo il primo annacquato tentativo(acqua a catinelle e nebbia) la voglia di fotografare il forcello è praticamente intatta e anzi il primo approccio ci ha fatto assaporare un traguardo vicino ma non ancora raggiunto. Si decide di riprovare, nonostante una settimana di pioggia alle spalle e previsioni meteo non allettanti, il sabato sento Luciano che non ha nemmeno il dubbio di rinunciare: "domattina ore 2:30 ritrovo al casello di trento"
E via che si va, il sabato pomeriggio rimonto il mio capanno fai da te nel garage e cerco di rinforzarlo il più possibile improvvisandomi sarto, il vento della settimana prima aveva lasciato il segno.
La morosa ormai comincia a dubitare della mia salute mentale quando il sabato a mezzanotte con la pioggia ancora martellante la riaccompagno a casa per ripartire per il trentino, in fondo sa che non rinuncerei nemmeno con la neve... e allora si ripete una scena vissuta solo 7 giorni prima; incredibile quanto la voglia di fotografare un pollastro nero possa entusiasmare e così alle 3 mentre risaliamo sul fuoristrada di Bruno con le ultime gocce di pioggia che cadono, già ci immaginiamo un'alba dorata e i forcelli in parata a portata di click, e io addirittura tengo montato sulla reflex il 150mm per ambientare i primi scatti con lo sfondo di quelle montagne che non ho mai nemmeno visto, ma che i racconti di Luciano e di Bruno dipingono come fantastiche
Raggiungiamo quota 1800, cielo coperto ma almeno non piove. Io che vengo dalla pianura e sono ottimista per natura cerco di non credere a Bruno che con sagge parole smorza gli entusiasmi "Su questa montagna senza vento dell'est fa sempre nebbia..." E non si sbaglia. Raggiungiamo quota 2000 e un muro lattiginoso e umido ci avvolge e la luce delle frontali sembra un fiammifero mentre montiamo i capanni.
Già senza pioggia è comunque un'altro mondo e la speranza di vedere alzarsi le nuvole con l'arrivo della luce dell'alba mi mantiene sveglio.
Alle 4.30 i primi cinguettii (forse di Tordele) rompono il silenzio, nemmeno una bava di vento e la nebbia sembra ancora una pellicola grigio/nera attaccata alle feritoie del capanno
Pochi minuti dopo le 5 un frullio d'ali, e comincia il canto. la prima mezzora è tutta al buio ma già sentirlo è un buon segno. Sono almeno 2 e forse uno un pò più lontano, l'eco e il sonno fanno brutti scherzi e con la nebbia può sembrare di avere il forcello a 3 metri dal capanno come a 3 km...
Passano i minuti, continua il canto e purtroppo pure la nebbia; quando una folata di vento sembra alzarsi la luce aumenta e si intravedono le sagome, sono davvero vicini. Smonto il 150mm e monto il 400, l'ambientazione nebbiosa sarebbe simil-padana e allora tanto vale fargli quasi dei primi piani.
Questa è delle 6.34, una scena che non dimenticherò: forcello in pieno canto a pochi metri sulla punta di un piccolo abete, lo scatto è d'obbligo e lui tranquillo mi permette di farne diversi anche se il risultato assomiglia di più a una radiografia che a una foto. Sento che dagli altri capanni anche gli altri si danno da fare. Non so però se prevale la gioia dell'incontro o il rammarico per la nebbia. Classica situazione in cui pensi: chissà che foto se solo... e va bè, non siamo in una sala di posa e ci sta
30D, 400mm f 5,6 (no crop)
I forcelli ci tengono compagnia fino alle 8, avvicinandosi e allontanandosi, agguerriti anche quando proviamo a imitarne il fischio e loro rispondono a tono. Poi in silenzio se ne vanno, a dormicchiare su qualche peccio nel bosco fitto. Rimaniamo la nebbia e noi con i nostri capanni, sembrano 3 igloo sulla luna.
E così anche stavolta smontiamo i capanni e ce ne andiamo quasi a mani vuote. Per di più basta scendere di 100 metri e la nebbia si alza, rimane incollata ai prati d'alta quota quasi a prenderci in giro.
Ma esattamente come la volta scorsa durante la discesa veniamo premiati da un forcello con l'orologio indietro.Luciano avvista un bellissimo esemplare che in un prato coperto di erica è lì tranquillo che se la canta. E anche se la luce non è quella dorata dell'alba e la distanza è molto maggiore lo spettacolo è comunque bellissimo, canta e si rigira, poi apre la coda e fischia, e il sottofondo di click non lo disturba affatto. Passa mezzora almeno e non ce ne accorgiamo, fino a che stanco anche lui per la levataccia si alza in volo e arrivederci. E già non vedo l' ora sia aprile 2009
30D e 400mm f5,6 (no crop)
qui con l' 1,4X (no crop)
verticale sempre 400 e 1,4X
ho avuto problemi con il bilaciamento del bianco, e non mi sembra di aver risolto. consigli?